Rubrica di Bon ton
(16 Aprile 2012)
Il Savoir faire è servito
Delphine Seyrig, in un famoso film di Francois Truffaut, spiegava ad un giovane ed inesperto Jean-Pierre Léaud che esisteva una sensibile differenza tra buona educazione e Bon ton: «Se un uomo entra in una stanza da bagno e vede che c’è una signora nuda, esce subito e dice: Questo è un uomo educato. Ma se dice: quest’uomo ha Bon Ton!».
Il Bon ton racchiude in sé stile, savoir faire, buon gusto, rispetto e soprattutto tatto e intelligenza!
Ma nella società odierna è presente il Bon ton? Un tempo, le direttrici dei collegi femminili intimavano alle allieve: “Signorine, Bon ton!”. Contenetevi, in altre parole.
Ma il Bon ton non è una coercizione fine a se stessa né una recita o una scorciatoia formale, ma attenta pratica quotidiana. Apparecchiare la tavola è un’arte in cui occorrono stile e Bon ton. Non basta, certo, mettere una tovaglia, piatti e bicchieri, per allestirla. La tavola è lo specchio dell’anima, della cultura di vita dei padroni di casa.
Buon gusto e creatività, innanzitutto!
Si possono contaminare pezzi classici e pezzi moderni?
Bisogna saperlo fare, principiando dal fatto che i bicchieri, non dovranno, in nessun caso, essere di vetro colorato, che non consente di godere dell’aspetto del vino e del suo tono.
Evitiamo anche i piatti a disegni a fiori, esclusività pasquale.
No a sotto bottiglie e ai sottopiatti squadrati, o peggio, in vimini o rafia, che fanno tanto prima colazione all’americana.
E’ bello allestire delle tavole che rispecchino, per esempio, le stagioni dell’anno.
Un centrotavola, invece, esprime la personalità e la creatività di chi apparecchia e, attenzione, alle dimensioni, mai esagerate e mai con fiori profumati che inevitabilmente interferiscono con le fragranze dei cibi.
Come rendere speciale una tavola? Non credere che esistano giorni speciali per curarla e adornarla.
A tavola sempre due forchette, due bicchieri, uno per l’acqua e uno per il vino, e servito buono, perché, altrimenti, quando saremo al ristorante ci sentiremo a disagio!
Se abbiamo invitati importanti, non cadiamo nell’errore di strafare negli allestimenti di casa e tavola. Mettiamo l’ospite d’onore a suo agio, invece che sotto una camoana di vetro che lo metterà a disagio. La semplicità è viatico di praticità, che non vuol dire essenzialità, ma cura dei dettagli che sono quelli che più fanno, o meno, la differenza, alla fine.
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