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"Bon ton nel sociale e nel lavoro". Per la Rubrica di Alberto Presutti su "Outsidernews.net"





Rubrica di "Bon ton"

31 Gennaio 2012

Bon ton nel sociale e nel lavoro

 
Il Bon Ton e il Galateo possono essere ben paragonati alle regole del Codice della Strada, che pedoni ed automobilisti, egualmente devono rispettare affinchè non si creino ingorghi, siano rispettate le precedenze, non accadano incidenti.

Sapersi destreggiare nel traffico senza incorrere in sanzioni, saper percorrere la strada provinciale quanto l’autostrada, senza timore, equivale a saper stare al mondo, ora globalizzato, in ogni evento sociale e professionale senza la paura di non essere all’altezza, quindi di sbagliare direzione, limite, precedenza e di essere multati o, in altre parole, di essere notati come persone non educate, non rispettose dei codici che sono dati per armonizzare e far andare bene il traffico come la vita.

Chi non rispetta il Codice della Strada, dunque, perderà punti in patente, chi non rispetta le Buone maniere non ha rispetto di sé e dell’altro e non sarà mai un interlocutore affidabile a cui mettere in mano affari o progetti importanti e delicati.

Le Buone maniere consentono di distinguersi socialmente e di fare la differenza in ogni occasione, mondana e conviviale, evitando quelle brutte figure che lasciano un segno indimenticabile e rovinano un incontro, una conoscenza.

Nel mondo delle professioni, poi, non può valere, oggi come ieri, il motto: “L’abito fa il monaco“.

Quanto sono utili le regole di Bon Ton e quanto sia opportuno seguirle, ecco un esempio che lo spiega:

Un manager aveva incontrato ad un meeting un collega, di altra azienda, con cui pareva essere possibile una collaborazione fattiva. Era un uomo dallo sguardo intelligente e dal sorriso cordiale, vestito con proprietà, per cui scattò un invito a pranzo per parlare di lavoro.

Ma appena seduti, quest’uomo in apparenza irreprensibile, si annodava il tovagliolo nel colletto della camicia, si riempiva fino all’orlo il bicchiere di vino, e appoggiava i gomiti sulla tavola , dopo essersi tolto la giacca, senza neanche chiederne il permesso, madido di sudore nei punti sensibili.

Ordinava per sé i piatti più cari, contrallando di continuo lo smartphone poggiato sul tavolo.

Ecco, quale fiducia, quale immagine, comunica un professionista che si comporta così?




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